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Capolavori da collezioni italiane

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ASSORTIMENTO DI PIATTI DAL SERVIZIO DELLE VEDUTE DEL REGNO, DETTO DELL'OCA, NAPOLI, [..]

 ASSORTIMENTO DI PIATTI DAL SERVIZIO DELLE VEDUTE DEL REGNO, DETTO DELL'OCA, NAPOLI, REAL FABBRICA FERDINANDEA, 1793-1795
Un piatto da portata con Veduta delle Coste di Pozzuoli. Sul retro reca il titolo delineato in rosso sovracoperta e marca N coronata in blu sottocoperta; diametro cm 42.
Due piatti da portata con veduta di: Monistero de Certosini e Castello di S. Elmo; Veduta della Villa Reale. Entrambi recano il titolo delineato in rosso sovracoperta, la marca “N coronata” in blu sottocoperta; diametro cm 30,2.
Quattro piatti da coltello con veduta di: Golfo di Mesina, delineato in rosso sovracoperta, privo di marca; Strada che conduce a Ponti – Rossi, delineato in rosso sovracoperta, “N coronata” sottocoperta e crocetta incisa nella pasta; Tempio di Pesto, delineato in rosso sovracoperta “N coronata” sottocoperta; Veduta della Costa di Posillipo delineato in rosso sovracoperta “N coronata” in blu sottocoperta, diametro cm 24

L’assortimento di piatti di porcellana mostra un decoro con vedute comprese in un medaglione centrale e circondate, sulla tesa, da ghirlande fiorite e da una bordura filettata in blu e rosso. La porcellana è tenera e mostra alcuni segni e qualche sofferenza d’uso: crettature, sbecchi e sottili felature. L’oro non sempre in perfetto stato di conservazione su tutti gli esemplari, mentre è inalterata la freschezza delle vedute al centro della composizione. Da segnalare alcuni dettagli visibili nei decori secondari realizzati in manifattura, quali la mancanza di alcune bacche nella ghirlanda del piatto con Veduta del Golfo di Messina, che inoltre mostra la veduta principale disassata rispetto alla scritta posteriore.
Il Servizio delle Vedute del Regno è considerato la massima espressione del genere “a vedute” della produzione della corte borbonica della fine del XVIII secolo. Al servizio fu erroneamente assegnato il titolo di Servizio dell’Oca, derivando la denominazione dalla forma della presa dei coperchi di alcune zuppiere, ove è raffigurato un bimbo che strozza un’oca (vedi fig. 1). L’immagine con Fanciullo che scherza con un cigno è in realtà accompagnata su altri coperchi dalla raffigurazione dell’Allegoria del Tempo, con un bimbo intento a coprirsi il volto con un’immagine di Sileno. Entrambe le figurine sono ispirate da copie romane di statue ellenistiche, oggi conservate nei Musei Capitolini a Roma.
Ciascun pezzo reca l’immagine di una diversa veduta del Regno: i monumenti, i siti archeologici e le bellezze naturali del Regno di Napoli, dall’Abruzzo alla Sicilia, sono raffigurati con eccezionale capacità pittorica e miniaturistica con l’intento propagandistico di mostrare agli ospiti della corte la magnificenza del Regno stesso.
I pezzi del servizio, ove marcati, recano la N coronata in blu.
La maggior parte del servizio è oggi conservata nel Museo Capodimonte (vedi fig. 2), mentre sono molto pochi i pezzi di questo servizio oggi in mani private (1).
In uno studio sistematico della documentazione di Corte, Angela Caròla Perrotti (2) ricostruisce la storia di questa commessa attraverso la fitta corrispondenza tra il Vedore del Reale Ramaglietto, Luigi Perschie, per conto di Ferdinando IV, re delle Due Sicilie e poi re di Spagna (1751-1825), e il maggiordomo Maggiore, il Principe Di Belmonte Pignatelli, dalla quale si desume che ancora nel 1792 in occasione dei banchetti si chiedevano in prestito piatti della Real Fabbrica per sostituire il servizio esistente ormai ridotto ...Che avanzi dei piatti netti e spari e in mal ordine, ricordando che da quattro anni e lassi il Re domanda che venga fornito dalla fabbrica un servigio completo da servirlo allorchè S.M. pranza in pubblico. La lettera costituirebbe un importante terminus post quem, indicando per il servizio un inizio di datazione attorno al 1793: anche l’adozione della marca con la N coronata denota comunque una produzione posteriore alla messa a punto nella manifattura di pezzi di porcellana in pasta tenera (3).
Già sappiamo di ordinativi antecedenti da parte del Re di alcuni servizi elaborati in stile neoclassico, che presentava come doni: si ricordano in particolare il Servizio Etrusco (1785-87) per il re Giorgio III, tuttora conservato a Windsor, e il servizio di Ercolano (1782) per lo stesso Carlo III di Borbone.
Il servizio ora richiesto a Venuti si distaccava però dal gusto di quelli precedenti: lo stile neoclassico, spesso basato su forme e reperti di antichità classica, supera decisamente il rococò delle produzioni passate e l’opera che ne emerge è colta e ricercata e ha chiaramente l’intento di sottolineare visivamente lo splendore del Regno sotto Ferdinando IV, paragonando le ricchezze della corte attuale con le ricchezze dell’Antichità. Questa prospettiva veniva a combaciare pienamente con le direttive e l’impronta artistica che il Marchese Domenico Venturi aveva dato alla manifattura fin dalla sua nomina a direttore nel 1779 (4).
Il servizio “a vedute obbligate” (5) progettato da Venuti raffigura viste dettagliate di Napoli e delle aree circostanti del Regno, nonché immagini di famosi siti archeologici come Ercolano (1738) e Pompei (1740), scoperti durante il regno di Carlo III, e prende avvio da alcuni prototipi già predisposti per il servizio farnesiano nel 1785, anche se quelli erano ispirati nella totalità all’opera coeva dell’Abbé de Saint-Non (6).
Buona parte delle miniature del nuovo servizio sono tratte da incisioni di Cardon, dell’Hamilton e dell’Abbé de Saint-Non, nonché da disegni di Antonio Joli e Philipp Hackert. L’artefice delle miniature è in gran parte Giacomo Milani, direttore del laboratorio di pittura tra il 1790 ed il 1797, che oltre a riprodurre i paesaggi dalle fonti fu egli stesso autore di alcuni scorci (7). Oltre a queste immagini ben conosciute, ci sono anche molte scene dipinte dal vero dai pittori Berotti e Santucci durante il loro lavoro per il Servizio delle Vestiture del Regno.
Di grande importanza anche lo studio, a cura della stessa Angela Caròla-Perrotti, degli straordinari dessert a complemento del dipinto in miniatura sulla porcellana a opera del modellatore Filippo Tagliolini. Lo schema del dessert era assai complesso e prevedeva un dialogo serrato tra le bellezze delle vedute raffigurate nei piatti e le fedeli riproduzioni di statue dall’antico, filosofi, muse, divinità dell’Olimpo da porre al centro della tavola per un numero complessivo di 114 bisquit. Angela Caròla-Perrotti ritiene tuttavia che il dessert non fosse stato concepito appositamente per il Servizio delle Vedute del Regno bensì per quello precedentemente ordinato come replica del Servizio Ercolanese, disdetto in occasione del nuovo progetto, e ritiene che i modelli precedenti siano stati poi ampliati dal Tagliolini con nuove immagini, anche grazie alla creazione di una scuola proprio all’interno della manifattura. La formazione prevedeva l’invio degli artisti più dotati per copiare le opere archeologiche anche al di fuori dal Regno di Napoli: e ciò spiega la presenza di modelli di ispirazione non presenti nelle collezioni dei Borboni, tra le quali spiccano proprio le due immagini di fanciulli applicate ai coperchi delle zuppiere.

Bibliografia di confronto
A. Caròla Perrotti, La porcellana della Real Fabbrica Ferdinandea, Napoli 1978, pp. 158-160, nn. 135-139;
A. Caròla Perrotti, La porcellana dei Borbone di Napoli. Capodimonte e Real Fabbrica Ferdinandea 1743-1806, Napoli 1986, pp. 440-450, nn. 371-378;
Vedute di Napoli e della Campania nel “Servizio dell’Oca” del Museo di Capodimonte, Napoli 1995;
N. Spinosa (a cura di), Museo Nazionale di Capodimonte. Ceramiche, Napoli 2006, pp. 67-70;
A. Caròla-Perrotti, L’arte di imbandire la tavola e “il dessert per 60 coverti” dei Borbone di Napoli, Napoli 2010, p. 97

1) Il servizio è attualmente conservato nel museo di Capodimonte e annoverava ben 411 numeri di inventario. Da questo nucleo vennero tolti una zuppiera, un certo numero di piatti e alcune grandi tazze a bowl donati al costituendo Museo Artistico Industriale. Una parte di servizio è oggi conservato a Villa Cagnola Gazzada Varese (L. Melegatti in La collezione Cagnola. Le arti decorative, Varese 1999, p. 308, n. 374. Già citati in M.A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, II, Busto Arsizio 1977, fig. 280). Alcuni piatti sono recentemente transitati sul mercato (Bohnams, Londra 6 luglio 2010, lotti 72-75; Bohnams, Londra 7 dicembre 2017, lotto 90 due piatti).
2) A. Caròla Perrotti La porcellana della Real Fabbrica Ferdinandea, Napoli 1978, p.158
3) A. Caròla-Perrotti, L’arte di imbandire la tavola e “il dessert per 60 coverti” dei Borbone di Napoli, Napoli 2010, p. 97 nota 37.
4) Per approfondimenti si veda Vittore Cocchi Domenico Venuti e le porcellane di Capodimonte, Firenze 1982. Va sottolineato come Domenico Venuti, figlio di Marcello Venuti che aveva dato avvio agli scavi di Pompei al tempo di Carlo III, si dedicava contemporaneamente anche alla direzione Generale degli scavi del Regno.
5) Così definito in manifattura A. Caròla Perrotti in Nicola Spinosa (a cura di), Museo e Gallerie di Capodimonte, Napoli 2006 p. 70
6) Abbé de Saint-Non, Le Voyage Pittoresque, 1881-1885
7) A. Caròla Perrotti in Nicola Spinosa (a cura di), Museo e Gallerie di Capodimonte, Napoli 2006 p. 70




Capolavori da collezioni italiane
mer 31 OTTOBRE 2018
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