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ASCLEPIO

 ASCLEPIO
MONDO ROMANO, II SECOLO D.C.
Statua in marmo bianco a grana fine raffigurante un uomo stante, avvolto in un voluminoso mantello che lascia scoperti parte del torace e la spalla destra. Il peso del corpo è sostenuto dalla gamba sinistra, mentre la destra è lievemente arretrata e flessa. Il braccio destro, conservato fino al gomito, scende parallelamente al torso per poi volgersi all’esterno con l’avambraccio. Il braccio sinistro è invece piegato sul fianco, e tiene la veste con un gesto che mostra solo due dita, l’indice e il medio. Le notazioni anatomiche sono accurate e contraddistinte da un naturalismo accentuato, visibile anche nella resa accurata del mantello, disposto su numerosi piani sovrapposti. H. 49 cm.
La piccola scultura, contraddistinta da una finezza esecutiva particolarmente pregevole se rapportata alle dimensioni limitate, si può ascrivere alla tradizione copistica di età adrianea/antonina. Rientra in un tipo iconografico ben riconoscibile nel complesso delle immagini del dio medico Asclepio: si tratta in particolare del tipo Anzio, così definito da una statua in bigio morato dalla villa imperiale di Anzio (Musei Capitolini, inv. S659; da ultima B. Cacciotti, 7. Statua di Asclepio, in Le Sculture del Palazzo Nuovo, Musei Capitolini 2 (a cura di E. La Rocca, C. Parisi Presicce), Roma 2018, pp. 250-255, con bibl.). Seppur accomunata alla statua capitolina dall’elaborata resa dell’himation, con un risvolto triangolare sull’addome e una ricca serie di pieghe sulla spalla sinistra, se ne differenzia per l’assenza del bastone con il serpente, attributo del dio, e per la differente resa della mano sinistra, le cui dita definiscono il Redegestus, caratteristica questa che rimanda alle immagini di culto di Asclepio (e Zeus) a Pergamo: P. Kranz, Die Asklepiosstatue im Schlosspark von Klein-Glienicke, in JdI 104, 1989, in particolare pp. 128-134, fig. 23-24. Considerando la popolarità di Asclepio, il formato ridotto trova copiosi confronti con altre immagini del dio, fra cui possiamo ricordare, sempre nel tipo Anzio, la replica dalla raccolta dell’università di Vienna: H. Kenner, Die Marmorbildwerke in der Archäologischen Sammlung der Universität Wien, in Österreichische Jahreshefte 46, 1961-1963, pp, 26-27, fig. 13.

Provenienza
Collezione privata, Germania (acquisto all'inizio del '900)
Charles Ede London, acquisto 18 novembre 2004
Collezione privata, Roma


Archeologia
mar 18 DICEMBRE 2018
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