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Capolavori da collezioni italiane

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Manifattura di Jan I Raes

 Manifattura di Jan I Raes
(Bruxelles 1574-1651)
da un cartone di Jean II Tons (Bruxelles, circa 1500-1569/1570), circa 1550
LA LEONESSA NEL FIUME, 1611-1614
arazzo; ordito di seta (9 fili/cm); trama di seta
cm 445x478
marca di Jan I Raes nella cimosa destra
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione

Provenienza
Per la storia iniziale dell’arazzo e della sua serie, appartenuta, a Roma, al cardinale Alessandro Peretti Montalto, al principe Michele Peretti Montalto, al cardinale Francesco Peretti Montalto e a Paolo Savelli, si veda il testo. Da ultimo, il panno della Leonessa nell’acqua è appartenuto a una nobile famiglia romana.

Bibliografia
Inedito; ma sulla serie di Paesaggi con animali di cui era parte, si vedano: G. J. Hoogewerff, Prelaten en Brusselsch e tapijtwevers. III, in “Mededeelingen van het Nederlandsch Historisch Instituut te Rome”, V, 1925, pp. 140, 144-148; N. Forti Grazzini, Paesaggio con cervo, Galleria Rabel, Montecarlo/San Marino 2004; P.-F. Bertrand, Les tapisseries des Barberini et la décoration d’intérieur dans la Rome baroque, Turnhout 2005, pp. 76, 230; N. Forti Grazzini, Brussels Tapestries for Italian Customers: Cardinal Montalto’s Landscapes with Animals Made by Jan II Raes and Catherine van den Eynde, in I. Alexander-Skipnes, a cura di, Cultural Exchange between the Netherlands and Italy (1400-1600), Turnhout 2007, pp. 239-266; N. Forti Grazzini, Leopard over a Pond, in T. P. Campbell, a cura di, Tapestry in the Baroque. Threads of Splendor, cat. mostra, New York – New Haven/London 2007, pp. 87-94, n. 9; I. Jedzinskaitė-Kuizinienė, Lietuvos didžiosios kunigaikštystės valdovų rūmų gobelenai, Vilnius 2011, pp. 140-143

È un grande capolavoro dell’arte dell’arazzo, pur offuscato da diffuse cadute della trama e sbiadimento cromatico, ma privo di integrazioni moderne, ben leggibile, rinsaldato da un recente restauro e abbastanza vivido nei colori nella metà superiore. Propone un’esotica scena zoologica ambientata in uno spettacolare scenario paesistico, reso con realismo. Una leonessa attraversa un fiume, la cui acqua increspata determina luminescenze e riflessi e il cui corso, tra rive boscose, è inquadrato tra quinte arboree ravvicinate di piante e alberi, tra i quali una palma da datteri e una quercia che ospitano dei pappagalli. Sulla riva sinistra un leopardo si allontana; a destra e in cielo vi sono anatre e aironi; sul proscenio un serpente beve, un altro muta la pelle passando attraverso la cavità di una radice e un’anguilla si contorce tra l’acqua e la terra. La bordura è decorata con girali dorati di carciofo, melograno e vite su fondo rosso, con teste di Bacco negli angoli superiori e di leoni in quelli inferiori. L’immagine fa riferimento a nozioni zoologiche trasmesse dall’Antichità al Medioevo e all’Età Moderna. Fu Plinio il Vecchio (1) a narrare che la leonessa si lava nell’acqua di un fiume dopo l’accoppiamento con un leopardo, per non incorrere nell’ira del leone geloso; e fu il Fisiologo, sia nella versione greca che latina (2), a descrivere come il serpente si abbeveri dopo essersi svuotato del veleno e si sfili dalla vecchia pelle passando attraverso la cavità di una roccia o di un albero, come metafore della purificazione necessaria al cristiano per conseguire la salvezza eterna.
Finora sconosciuto, l’arazzo è parte di una serie di Paesaggi con animali straordinariamente fine e preziosa, tessuta dal maggiore arazziere brussellese del primo ‘600, Jan I Raes (Bruxelles, 1574-1651) (3), in collaborazione con la manifattura di Catherina van den Eynde (Bruxelles, not. dal 1613, m. nel 1620/1629), per il cardinale Alessandro Peretti Montalto (1571-1623), nipote di papa Sisto V e vice-cancelliere della Chiesa, fastoso mecenate romano (fig. 1) (4). È una serie sulla cui fattura si ha un’abbondante documentazione, in particolare tramite la corrispondenza con cui, all’inizio del XVII secolo, i nunzi apostolici a Bruxelles inviavano ai cardinali residenti a Roma informazioni sugli arazzi e gli arazzieri della capitale delle Fiandre. Il contratto per l’esecuzione della serie fu firmato con Raes a Bruxelles dal nunzio Guido Bentivoglio il 17 dicembre 1611 (5). Il 19 luglio 1614 la serie finita e inviata a Roma (“un paramento di due stanze di razzi nuovi, non già messi in mostra, di verdura boscareccia con animali ritrati dal naturale”) fu esposta dal cardinale Montalto in San Lorenzo in Damaso per la festa di San Lorenzo (6), per essere poi collocata nella sua sontuosa residenza, Palazzo Termini, sull’Esquilino. Ulteriori informazioni sulla serie, a partire dai dodici soggetti di cui disponeva Raes, dei quali Montalto se ne fece tessere undici, con dimensioni adattate alle sue esigenze di arredo, sono fornite da una lettera inviata dal nunzio Ascanio Gesualdi al cardinale Scipione Borghese (amico di Montalto e che avrebbe voluto acquistare una replica dei Paesaggi) il 14 gennaio 1617: Montalto aveva pagato i suoi arazzi, molto fini e tutti di seta, l’alta cifra di 28 fiorini per auna quadrata (1 alla = cm 70); dai cartoni, misuranti nell’insieme 728 alle quadrate, aveva trascelto una serie di 507 alle, rifilando le scene in larghezza ma non in altezza, per non rinunciare alle belle fronde nelle parti superiori delle composizioni (7). Alla morte di Montalto (1623) la serie passò in eredità al fratello, il principe Michele Peretti Montalto e, nel 1631, al figlio di quest’ultimo, il cardinale Francesco Peretti Montalto, nel cui inventario funerario dei beni (1655) è descritta, ancora completa (8). Passò quindi in eredità al nipote, il cardinale Paolo Savelli, dopo la cui morte (1685) iniziò lo smembramento della serie.
Oltre al pezzo della Leonessa nel fiume, altri elementi superstiti della serie, di uguale stile figurativo, pari altezza e rifiniti con la stessa bordura, sono: il Rinoceronte (475 x 505 cm, con firma di Raes e marca Van den Eynde), in Italia fino al 1978, poi in una collezione privata belga (9); il Leopardo sullo stagno (467 x 587 cm; con marca Van den Eynde) di proprietà del Sovrano Ordine di Malta in Palazzo Savelli Orsini a Roma (10); gli Struzzi (470 x 592 cm, con marca e firma di Raes) nella medesima raccolta (11); il Cervo (473 x 340 cm) della Galleria Rabel a San Marino (fig. 2) (12); il Drago mangia le uova (455 x 315 cm) nel Palazzo dei Granduchi di Lituania a Vilnius (13); il Leopardo che attacca il leone, diviso in due frammenti passati sul mercato, di ignota collocazione (14). Sono poi note altre redazioni, meno sontuose e con bordure diverse, dei Paesaggi con animali di Raes, compresa una replica della Leonessa nel fiume (344 x 451 cm), in asta presso Sotheby’s, Zurigo, il 10 dicembre 1996, lotto 230, poi di Nathan Levi a Firenze (15).
Undici dei dodici cartoni dei Paesaggi con animali di cui Raes disponeva erano modelli per arazzi che erano stati dipinti verso la metà del XVI secolo e che erano già stati utilizzati a Bruxelles per tessere serie su quel tema, portato in auge dalle scoperte geografiche di fine ‘400, dal rinnovato interesse verso gli animali extra-europei e le loro descrizioni nell’Antichità e nel Medioevo, nonché dal gusto collezionistico per i mirabilia esotici che si esprimeva nelle Wunderkammer principesche. Autore dei cartoni era stato probabilmente Jean Tons II, un cartonista fiammingo specializzato nelle immagini di natura, che verso il 1530 aveva dipinto gli sfondi paesistici e gli animali sui cartoni delle Cacce di Massimiliano di Bernard van Orley (cfr. la serie completa degli arazzi al Louvre) e che più tardi progettò le prime serie zoologiche tessute a Bruxelles: un suo bozzetto per un cartone d’arazzo raffigurante un Paesaggio con rinoceronte e altri animali, è a Londra, British Museum (16). Le due più antiche serie brussellesi di Paesaggi con animali superstiti, del 1550-1560, sono: quella tessuta per Sigismondo Augusto di Polonia, nel Castello di Wawel a Cracovia (17), e quella, detta dell’Unicorno, tessuta forse per il cardinale Carlo di Guisa e poi di Mazzarino, ora in proprietà Borromeo all’Isola Bella (Novara) sul Lago Maggiore (18). Ed è proprio in questa seconda serie che è inclusa la più antica redazione nota della Leonessa nel fiume (412 x 528) (19), arricchita da filati di trama d’oro, ornata con una bordura comprendente anche didascalie con citazioni bibliche e imprese morali che dovevano spingere il riguardante a interpretare gli animali illustrati come simboli cristiani e modelli etici (fig. 3) (20). Probabilmente anche il cardinale Montalto apprezzava la possibile interpretazione allegorica dei suoi arazzi zoologici: sulla scorta del Fisiologo, il serpente all’abbeverata e che muta la pelle, ma anche la leonessa al bagno raffigurata nell’arazzo qui presentato, potevano essere letti come inviti alla moderazione dei sensi e alla purificazione, o come allusioni al battesimo. Ma Montalto, che era un appassionato della cultura zoologica, doveva ammirare l’arazzo e la serie di cui era parte anche o soprattutto per il grande spettacolo naturalistico che vi era profuso: il cardinale possedeva infatti i più importanti libri di zoologia del XVI secolo (di Gessner, Belon, Aldrovrandi) e si era fatto dipingere fregi con animali nel Palazzo della Cancelleria e a Villa Lante a Bagnaia (21); aveva collocato statue con grandi animali esotici (leopardi, tigri, rinoceronti) nel parco di Villa Termini (22); e in quello stesso parco allevava due veri leoni in una gabbia, che nutriva con carne di bufale laziali (23).

N. Forti Grazzini


Documento 1
I Paesaggi con animali tessuti da Jan Raes per il cardinale Montalto e i cartoni per la serie di cui l’arazziere disponeva (tra essi anche quello col “Lione nell’acqua”), menzionati in una lettera del 4 gennaio 1617 del nunzio Ascanio Gesualdi, da Bruxelles, al cardinale Scipione Borghese, a Roma, e in un foglio ad essa allegato:
“…Il Raes tiene li disegni o patroni della tappezzerie, che fu lavorata di tutta seta per il Cardinal Montalto, che consistono in dodici pezzi a paesi, et con animali grandi, come ne vedrà V. S. Ill.ma la nota qui inclusa d’ogni pezzo, come son qua li patroni (…). Il prezzo dice essere di fiorini 28 l’ana [= auna], come anche mostra per il contratto fatto per il Signor Cardinal Montalto (…). Di questi dodici pezzi se ne possono anche dividere o diminuire alcuni et accomodarli secondo le mura delle stanze dove havranno da stare. Però se V. S. Ill.ma li vorrà, potrà avvisare qual pezzo vorrà, che si deminuisca o divida, che si farà fare come fece il Signor Cardinale, che però sono solo 507 ane. Vi anderà di tempo 15 mesi a farli, et il pagamento si dovrà anche fare nella sodetta maniera in tre paghe…”
“Memoriale della misura delli pezzi di tappizzerie dette di grandi animali come sono state fatte per il signor Cardinal Montalto, tutti con li loro fregi: La prima dell’Elefante larga ane dieci, a. 10. La seconda dove il Liopardo si specchia, a. 9. La terza del Rinoceronte, a. 9. La quarta del Lione nell’acqua, a. 8. La quinta, la battaglia del Liopardo con Lioncorno, a. 9. La sesta, lo Struzzo, a. 10. La settima, dove l’Elefante va a bere con Lioncorno, a. 9. L’ottava, il combattere del Liopardo con il Lione, a. 7. La nona, dove il Dragone mangia le ove, a. 7. La decima, la battaglia dell’Elefante con il Dragone, a. 11. L’undecima, del Liopardo e scimie, a. 8. La duodecima, dove il Dragone vola sopra l’arbore, a. 6. In tutto con lo loro fregi fanno di larghezza a. 104. In tutto ane [quadre] 728”.
(da Hoogewerff, Prelaten…1925, pp. 145-148)

Documento 2
I Paesaggi con animali del cardinale Alessandro Montalto descritti nell’inventario testamentario del nipote, il cardinale Francesco Montalto (Roma, Archivio di Stato, Archivio Notarile Urbano, sez. V, prot. 4, fs. 69, fols. 955-957, notaio Simonelli, 30 maggio – 30 luglio 1655):
“Arazzi numero 11 di seta in capicciola fatti con Boscaglie, Animali diversi cioè elefanti, lioni, pantere, tigri, alicorno, draghi con fregi gialli intorno a’ fogliami e granati con rose grandi in mezzo, a’ cantoni di sopra teste di Bacco et a quelle di sotto teste di leoni, sono alti ale 7 larghe ale in giro n° 76 e fanno fra tutte ale 532 dico ale 532 usate”.
(da Bertrand, Les tapisseries…2005, p. 230)


1) Naturalis Historia, VIII, 17.
2) F. Zambon, a cura di, Bestiari tardoantichi e medievali. I testi fondamentali della zoologia sacra cristiana, Firenze-Milano 2018, pp. 25, 143.
3) Importanti precisazioni biografiche su questo arazziere, precedentemente sdoppiato in due personalità (Jan I e Jan II Raes), sono fornite da K. Brosens, New Light on the Raes Workshop in Brussels and Rubens’s Achilles Series, in T. P. Campbell, E. A. H. Cleland, a cura di, Tapestry in the Baroque. New Aspects of Production and Patronage, Atti del Convegno, New York – New Haven/London 2010, pp. 20-33.
4) Appassionato di musica, proprietario di palazzi e ville, Montalto fu committente di Rubens e Bernini, Lanfranco, Domenichino, Albani e Reni, e acquirente di molte serie di arazzi: cfr. B. Granata, Le passioni virtuose. Collezionismo e committenze artistiche a Roma del cardinale Alessandro Peretti Montalto (1571-1623), Roma 2012, e la bibliografia ivi citata; sui suoi arazzi, Forti Grazzini, Leopard…2007, pp. 92-93, con bibliografia precedente.
5) Hoogewerff, Prelaten…1925, p. 147, doc. IV.
6) Z. Waźbiński, Il cardinale Francesco Maria del Monte, 1549-1626, Firenze 1994, II, pp. 362, 632.
7) Hoogewerff, Prelaten…1925, pp. 145-146.
8) Forti Grazzini, Leopard…2007, p. 87; per la descrizione nell’inventario del 1655: Bertrand, Les tapisseries…2005, p. 230; Forti Grazzini, Brussels…2007, p. 262.
9) M. Roethlisberger, La Tenture de la Licorne dans la Collection Borromée, in « Oud Holland », 82, 1967, p. 109, fig. 11 ; T. H. Clarke, The Rhinoceros from Dūrer to Stubbs, 1515-1799, New York 1986, p. 85, fig. 86; Forti Grazzini, Leopard…2007, p. 90, fig. 43.
10) Forti Grazzini, Leopard…2007.
11) Forti Grazzini, Brussels…2007, p. 247, figg. 15-16.
12) Forti Grazzini, Paesaggio…2004.
13) Jedzinskaitė-Kuizinienė, Lietuvos…2011, pp. 140-143.
14) Roethlisberger, La Tenture…1967, p. 109.
15) Forti Grazzini, Brussels…2007, p. 248, fig. 18.
16) N. Forti Grazzini, Verdures with animals, in E. Cleland, a cura di, Grand Design. Pieter Coecke van Aelst and Renaissance Tapestry, cat. mostra, New York – New Haven/London 2014, pp. 338-341, fig. 243.
17) Ibid., pp. 336-345, con bibliografia precedente.
18) Roethlisberger, La Tenture…1967, pp. 85-115; M. Viale Ferrero, Quelques nouvelles données sur les tapisseries de l’Isola Bella, in « Bulletin des Musées Royaux d’Art et d’Histoire », 45, 1973, pp. 77-142.
19) Ibid., pp. 77-81, fig. 1-2. Una riproduzione dell’arazzo completo è in C. Pezzana, Arazzi novaresi, Novara 1990, pp. 76-77.
20) Mercedes Viale Ferrero intitola il soggetto “La natura originariamente buona” e vi ravvisa una sorta di raffigurazione edenica che prelude alla lotta tra il bene e il male, con la vittoria finale del primo, svolta allegoricamente negli altri panni della serie. E’ un’interpretazione forzata e non condivisibile.
21) Granata, Le passioni…2012, pp. 70-73
22) C. Benocci, Lo sviluppo seicentesco delle ville romane di età sistina: Il giardino della Villa Peretti Montalto e gli interventi nelle altre ville familiari del cardinale Alessandro Peretti Montalto, 1615 – fine sec. XVII”, in “L’Urbe. Rivista romana”, 56, n. 3, maggio-giugno 1996, p. 122.
23) Granata, Le passioni…2012, p. 73.

Capolavori da collezioni italiane
mar 12 NOVEMBRE 2019
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