Close
 
Asta (599)
   
Prossime Aste
   
Aste Passate
   
Close

SHARE

Capolavori da collezioni italiane

9

Giovanni Antonio Canal, detto Il Canaletto

 Giovanni Antonio Canal, detto Il Canaletto
(Venezia, 1697 – 1768)
IL CANAL GRANDE DA SAN GREGORIO VERSO LA CARITÀ
olio su cartone, cm 6,8x9,7
iscritto in basso a destra “Io Zuane Antonio da Canal”
al verso, sulla carta di rivestimento della cornice novecentesca: “F. Megiano Corniani Algarotti Italico Brass” e “142/91”

THE CANAL GRANDE FROM SAN GREGORIO LOOKING TOWARD THE CARITÀ
oil on cardboard, 6,8 x 9,7 cm
on the lower right: ‘Io Zuane Antonio da Canal’
on the verso, on the 20th-century paper frame backing: ‘F. Megiano Corniani Algarotti Italico Brass’ and ‘142/91’

Provenienza
Venezia, collezione Algarotti (?); Venezia, collezione Italico Brass; Venezia, collezione privata

Esposizioni
Canaletto prima maniera. A cura di Alessandro Bettagno e Bozena Anna Kowalczyk. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, 18 marzo – 10 giugno 2001, n. 73.

Bibliografia
B.A. Kowalczyk, in Canaletto prima maniera, catalogo della mostra, Venezia 2001, pp. 174-77, n. 73; p. 178.

Il dipinto qui offerto, davvero straordinario nelle sue dimensioni minuscole, è stato ripetutamente studiato da Bozena Kowalczyk a partire da una comunicazione privata alla proprietà, ripresa in occasione della storica mostra Canaletto prima maniera, unica occasione in cui l’opera è comparsa in pubblico.
Come indicato dalla studiosa, la scritta un tempo leggibile al retro della montatura del dipinto registra importanti passaggi collezionistici, il più recente nella nota raccolta veneziana di Italico Brass (Gorizia 1870 – Venezia 1943), artista apprezzato e, per l’appunto, sofisticato collezionista di Canaletto.
Oltre a due vedute dipinte dell’artista veneziano, un Capriccio con motivi romani e vicentini firmato per esteso, e una Veduta del Dolo lungo il canale del Brenta, Brass possedeva infatti sedici disegni di Canaletto provenienti dalla collezione di Francesco Algarotti (Venezia 1712 – Pisa 1764) forse passati a Trieste, e da lui acquistati nel 1935.
Che anche la nostra piccola veduta si accompagnasse per provenienza a quei fogli - che registrano veloci impressioni e “prime idee” da rielaborare compiutamente – è documentato dal nome di (Maria) Corniani Algarotti, la figlia di Bonomo Algarotti, fratello di Francesco, che precede il nome di Italico Brass nella stessa iscrizione.
Il nostro dipinto non è però descritto in maniera specifica nel Catalogo dei Quadri dei Disegni e dei Libri che trattano dell’Arte del Disegno della Galleria del fu Sig. Conte Algarotti in Venezia, fatto stampare da Maria Corniani Algarotti solo dopo la morte del padre, nel 1766, e non sappiamo in quali circostanze entrasse in quella raccolta.
Il catalogo documenta in collezione nove disegni e quattro quadri a olio del Canaletto, tra cui il Capriccio con edifici palladiani, vero e proprio manifesto delle convinzioni dell’Algarotti sull’architettura, ora riconosciuto nel dipinto nella Galleria Nazionale di Parma, due vedute veneziane ampiamente descritte e non identificate, e una Veduta interna di San Marco dipinta su tavola e non ancora rintracciata.
Vari motivi lasciano supporre che tali opere fossero commissionate direttamente ad Antonio Canal durante il soggiorno dell’Algarotti a Venezia nel 1743-44, e poi dopo il ritorno del pittore da Londra nel 1756.
Non così il dipinto qui offerto, che varie ragioni inducono a datare verso la fine degli anni Venti. Ne costituisce infatti il termine ante quem la nota veduta del Canal Grande con la Dogana e Santa Maria della Salute ora a Houston, Museum of Fine Arts, probabilmente eseguita prima del marzo 1729, e comunque documentata dal 1730 nella raccolta del suo primo proprietario, Hugh Howard, che lo aveva acquistato con la mediazione del console Joseph Smith (fig. 1).
Presa dall’imbocco del Canale e dedicata ai volumi della chiesa della Salute, in ombra sulla sinistra, quella veduta riprende poi, arricchito di altri motivi architettonici, il tratto della riva destra che va appunto dall’Abbazia di San Gregorio alla chiesa della Carità: si tratta appunto del soggetto esclusivo del nostro dipinto che, con ogni evidenza, costituisce un primo studio per una parte solo apparentemente secondaria di quella veduta, e deve quindi datarsi non oltre il 1728.
Mentre la redazione finale (olio su tela, cm 49,5x73,7) è dominata in primo piano da una serie di barche di grandi dimensioni che in qualche misura occludono la visione del Canale, il nostro dipinto – quasi monocromo nella sua intonazione - è dedicato in maniera esclusiva ai volumi architettonici che dal fianco dell’Abbazia digradano verso la Carità, e in particolare ai tagli di luce sulle murature rossicce, ove il bruno dei mattoni è interrotto solo dalle scure finestre.
Un’architettura minore colta nei suoi aspetti più reali, vero e proprio studio di ombre e di luci intenzionalmente privo dei motivi monumentali che nella redazione compiuta indicano le scelte di Antonio Canal dirette ai viaggiatori del Grand Tour che avrebbero costituito il suo pubblico di elezione.
Vari motivi hanno indotto Bozena Kowalczyk a ritenere che i diversi fogli di studio, appartenenti all’intero percorso del Canaletto, e il dipinto qui offerto, che si può correttamente ritenere uno studio dipinto, siano stati acquisiti da Francesco Algarotti non prima del 1756. Fu in questa occasione, molto probabilmente, che l’artista veneziano appose la propria firma a un’opera che, per il suo stesso significato di studio privatissimo, aveva riservato per sé e certo non firmato. Oltre ad argomenti di ordine logico lo suggerisce infatti il fatto che solo a partire dagli anni Quaranta Antonio Canal utilizzò la dicitura che compare sul nostro dipinto.

Provenance
Venice, Algarotti (?) collection; Venice, Italico Brass collection; Venice, private collection.

Exhibition history
Canaletto prima maniera, curated by Alessandro Bettagno and Bozena Anna Kowalczyk. Venice, Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, 18 March – 10 June 2001, n. 73.

Literature
B. A. Kowalczyk, in Canaletto prima maniera, catalogue of the exhibition. Venice 2001, pp. 174-77, n. 73; p. 178.

This painting, truly extraordinary for its miniscule dimensions, was several times an object of study by Bozena Kowalczyk, starting with a private communication to the owners which she reprised on occasion of the work’s only public showing at the historic Canaletto prima maniera exhibition.
As the scholar points out, the notes on the verso of the painting’s mount – documented in an old, no longer legible photograph – chronicled important passages in its collection history, the most recent being its appearance in the well-known Venetian collection assembled by Italico Brass (Gorizia 1870 – Venice 1943), an acclaimed artist in his own right and as such a sophisticated collector of Canaletto’s works.
Besides two painted views, a Capriccio with Roman and Vicentine Motifs, signed by the master with his full name, and a View of the Dolo on the Brenta Canal, Brass owned sixteen of Canaletto’s drawings from the collection of Francesco Algarotti (Venice 1712 – Pisa 1764), purchased, perhaps following a passage through Trieste, in 1935.
The appearance of the name of (Maria) Corniani Algarotti, daughter of Francesco’s brother Bonomo Algarotti, before the name of Italico Brass in the inscription on the verso demonstrates the hypothesis that our painting is one in that series: studies, fleeting impressions and ‘initial ideas’ set aside to be worked on at a later date.
Our painting is, however, not specifically described in the Catalogo dei Quadri dei Disegni e dei Libri che trattano dell’Arte del Disegno della Galleria del fu Sig. Conte Algarotti in Venice, printed for Maria Corniani Algarotti only after the death of her father in 1766; we do not know in what circumstances it came to be included in the collection nor when it was severed from it.
The catalogue documents a collection made up of nine drawings and four oil paintings by Canaletto, including a true manifesto of Algarotti’s thoughts on architecture: Capriccio with Palladian Buildings, today acknowledged to be the work in the Galleria Nazionale of Parma, two Venetian views described in detail but not identified, and an Interior of the Basilica of San Marco, on panel, which has not yet been tracked down.
A variety of reasons lead us to believe that some of these works were commissioned of Canaletto directly by Algarotti during the latter’s stay in Venice in 1743-44 and others later on, after the painter’s return from London in 1756.
Not so our painting, which various considerations suggest dating to the late 1720s. It in fact constitutes a terminus ante quem for the famous view of the Canal Grande with the Dogana and Santa Maria della Salute, now in Houston’s Museum of Fine Arts, probably painted before March of 1729 and in any case documented from 1730 in the collection of its first owner, Hugh Howard, who purchased it through Consul Joseph Smith.
This view, dominated by the volumes of the church of La Salute in shadow on the left, planes from the entrance to the Canal Grande over a wealth of other architectural motifs to the stretch of the canal’s right bank between the Abbey of San Gregorio and the church of the Carità. This architectural background is the exclusive subject of our painting which, in all likelihood, is an early study for a portion – only apparently secondary – of the famous view and as such may be dated no later than 1728.
While the foreground of the final painting (oil on canvas, 49.5 x 73.7 cm) is cluttered by a bevy of large boats, to some extent blocking the view of the canal, our painting – with its almost monochrome cast – focuses only on the architectural volumes which slope down from the side wall of the abbey toward the Carità and, exceptionally, on the slanting light that glances off reddish-brown masonry where the brick tone is broken only by the darker windows.
A minor building captured in all its most vivid aspects, an in-depth study of shadow and light intentionally stripped of those monumental motifs which, in the final version, are indicative of Canaletto’s intent: to interest the Grand Tour travellers who were his public of choice at the time.
For a number of reasons, Bozena Kowalczyk has concluded that various sheets of studies made over the arc of Canaletto’s entire career and the painting in question – which should more correctly be considered a painted study – were purchased by Francesco Algarotti no earlier than 1756. It was on this occasion, quite probably, that the Venetian artist placed his signature on a work which, given its nature as a study for his own use, he had kept for himself and certainly not signed previously. Besides by simple logic, this conclusion is suggested by the fact that only from the 1740s on did Canaletto use the formula which appears on our painting.


Capolavori da collezioni italiane
mar 3 NOVEMBRE 2020
Share