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Rara figura di Atena Napoli, Real Fabbrica Ferdinandea, 1780-1790 Modello di Filippo [..]

 Porcellana biscuit. Marca: assente. Altezza cm 35. Conservazione: mani restaurate sino all’altezza del polso; minime mancanze alle foglie della corona sull’elmo; piccole sbeccature al bordo della base di cui una ripresa in restauro

Atena è ritratta in piedi, il busto in leggera torsione verso destra e inclinato all’indietro, fermata nell’atto di alzare la spada in metallo dorato. La dea guarda a sinistra, il volto altero dal capo cinto dal tradizionale elmo che non mostra sentimenti esprime bene il suo doppio aspetto di vergine dea della guerra e della sapienza.
Per questo modello Filippo Tagliolini ha scelto di non rifarsi ai classici prototipi desunti da marmi antichi ma si è palesemente ispirato alla figura di Atena così come era stata immortalata in vari dipinti dal pittore napoletano Francesco Solimena e dai suoi più diretti allievi. Particolari affinità stilistiche le riscontriamo con il piccolo dipinto a olio su rame di Domenico Antonio Vaccaro (vedi ill. di confronto) raffigurante Perseo uccide la Medusa (1) nel quale Atena indossa un abito uguale a quello che figura nel nostro biscuit dallo stretto corsetto che pone in evidenza i seni ed è atteggiata con una simile lieve torsione del busto. La scelta di Tagliolini di ispirarsi a un soggetto barocco-accademizzante ci porta a ritenere che la nostra Atena in origine sia stata creata per una composizione più ampia probabilmente destinata a esaltare la regalità dei Borbone secondo schemi pittorici solimeneschi alla maniera del dipinto Allegoria per Luigi XIV (2) – forse destinata al gruppo inviato in dono a Carlo? - o per elogiare la potenza di Ferdinando IV inserendo il biscuit di Atena nel ruolo allegorico della Fortezza affiancata magari da una figura della Giustizia.
Stilisticamente il modello rientra in quelle plastiche realizzate da Tagliolini nel primo decennio del suo soggiorno napoletano quando in lui erano ancora fortemente presenti le influenze della sua formazione romana presso l’Accademia di San Luca, periodo nel quale il neoclassicismo non aveva ancora del tutto condizionato il suo lavoro e persistevano reminiscenze cinquecentesche, vedi il Trionfo di Nettuno ricalcante lo schema della Fontana di Trevi, gruppo centrale di un grande dessert completato da ninfe e tritoni (2). In realtà il classicismo non è mai scomparso dai modelli d’invenzione di Tagliolini, ossia da quei gruppi di dimensioni maggiori che costituivano la parte centrale dei dessert centro tavola in cui ritroviamo figure riproducenti statue archeologiche affiancate da altre più articolate non desunte dall’antico. Ne sono un esempio il grande Giudizio di Paride, nato come fulcro centrale del Dessert per 60 coverti destinato alla tavola dei Borbone con la figura minacciosa di Giunone svettante alla sommità (4), La Caduta dei Giganti dalle forti reminiscenze barocche sia pittoriche che scultoree o La tenda di Alessandro che si rifà allo schema di una delle cinque grandi tele di Charles le Brun esposte nel Palais de Versailles
Angela Caròla-Perrotti

Note
1. Cfr. A.A. V.V., Settecento napoletano: Sulle ali dell’aquila imperiale 1704-1734, catalogo della mostra, Napoli 1994, p. 410.
2. Cfr. N. Spinosa, a cura di, Francesco Solimena (1657-1747) e le Arti a Napoli, Roma 2018, v. I°, ill. p. 56, scheda n. 96.
3. Cfr. A. Caròla-Perrotti, I biscuit della Real Fabbrica Ferdinandea, 1773- 1806, Primi tentativi di una storia comparata fra le porcellane e la vita culturale napoletana di fine 700, in, Classici e d’invenzione. Il biscuit tra Rocaille e Neoclassicismo, a cura di Giampaolo Lukacs, Roma 2009, pp. 20-23, ill. 5 e 6.
4. Cfr. A. Caròla-Perrotti, L’arte di imbandire la tavola e il “Dessert per 60 coverti” dei Borbone di Napoli, Napoli 2017, voce 1 ill. 1.

Maioliche e Porcellane
gio 5 NOVEMBRE 2020
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