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ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO

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GUARDI FRANCESCO (1712 - 1793)

Capriccio lagunare.

 Provenienza: Collezione d’arte privata.L’opera è accompagnata dall’expertise di Egidio Martini.La formazione artistica e la maggior parte della produzione di Francesco Guardi avvengono a fianco del fratello maggiore Giovanni Antonio, responsabile della bottega a conduzione familiare. Le prime notizie sulla sua carriera artistica risalgono a partire dal 1731 quando è al servizio in qualità di copista insieme al fratello del conte veneziano Giovanni Benedetto Giovanelli.Fino alla metà degli anni '50 del 1700 Guardi si dedica prevalentemente alla pittura di figura e alla ritrattistica. in età matura approda quindi con continuità alla veduta e al paesaggio, manifestando una personalità indipendente, con un’originale ricerca di effetti drammatici attraverso repentini stacchi di colore ed un andamento movimentato e nervoso dei contorni e della linea. Successivamente l’artista veneziano è attivo presso la bottega del noto pittore di vedute e capricci Michele Marieschi (1710-1743).Dopo la scomparsa del fratello, per un breve periodo, approda ad una quasi esclusiva attività di vedutista, spinto anche dal mutamento di gusto avvertibile negli ambienti artistici veneziani.In confronto con le cristalline ed otticamente strutturate composizioni di Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697-1768), considerato all’epoca il più alto esempio del vedutismo veneziano, Guardi elabora una sua peculiare interpretazione fantastica e capricciosa della tematica del vedutismo.Intorno alla metà del 1770 l’artista esplora le varie possibilità espressive dei “capricci”: composizioni di fantasia in cui si uniscono il paesaggio ideale ed gusto della rovina, una sintesi tra il vocabolario dell’arcadia e del pittoresco. Nel 1784, in tarda età, viene eletto membro dell’Accademia veneziana di pittura. circa dieci anni dopo, il Maestro, vedutista assolutamente particolare, che ha saputo realizzare attraverso le sue opere un’interpretazione soggettiva ed evocativa del dato reale, si spegne nella sua casa veneziana di Cannaregio.L’opera, autenticata da Egidio Martini, celeberrimo studioso di pittura veneziana, è di notevolissima qualità e caratteristica della piena maturità di Francesco Guardi.Lo stile, la tecnica, il taglio compositivo ed un’analoga tipologia di “macchiette” (i pescatori sulla riva pronti a salpare, quelli già in navigazione, i personaggi sommamente delineati sul ponte a doppia arcata sulla parte destra del quadro, delineati con la tipica pennellata rapida e sintetica del grande maestro veneziano) avvicinano infatti la tela ai capricci del periodo tardo del Guardi. L’opera è particolarmente vicina all’importante serie dei “grandi capricci” della collezione madrilena del duca di Montellano, ascrivibile agli anni 1766 e 1768, per cui il Prof. Martini propone una datazione analoga.Vi si ritrovano infatti le qualità liriche ed il sentimento elegiaco, il senso di armoniosa fusione tra l’uomo e la laguna, sospeso in un’atmosfera rarefatta e sognante, di gusto al limite del proto-romantico.L’interpretazione fantastica, spirituale, poetica, carica di una densa nostalgia del paesaggio lagunare, è ottenuta con tonalità calde giocate sui toni della terra, riscaldate dall’intensità del rosso, stese con pennellate dense e tocchi inediti a livello luministico che esaltano e sembrano propagare la vibrazione argentea di alcuni dettagli della scena ritratta, vero e proprio inno alla perpetua fascinazione della laguna veneziana.

ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
mar 15 DICEMBRE - mer 16 DICEMBRE 2020
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