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ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO

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CHARDIN JEAN BAPTISTE SIMEON (1699 - 1779)

Natura morta.

 Firmato e datato sul bordo del pianale: “J. Chardin 1744” Provenienza: Collezione d’arte privata.L’opera è corredata dalle analisi diagnostiche eseguite da Jens Klocke, Hildesheim, 6 agosto 2004.L’opera è accompagnata dall’expertise di Renaud Temperini, 16 giugno 2009.‘Opera é accompagnata da attestato di libera circolazione.Nato in una famiglia di artigiani al servizio del re di Francia, Chardin riceve la formazione artistica presso lo studio di Pierre-Jacques Casez e successivamente presso l’atelier di Noël-Nicolas Coypel, entrambi pittori di storia. L’artista non compie gli studi presso l’Académie, ma il suo talento gli permette di ottenere le prime commissioni e di partecipare al restauro degli affreschi di Francesco Primaticcio nella Galleria di Francesco I a Fontainbleau. Nel 1724 entra a far parte de l’Académie de Saint-Luc come maestro pittore. Diversamente dalla maggior parte dei coevi pittori francesi, che aderiscono alla moda imposta dal rococò, Chardin non sceglie composizioni dal soggetto frivolo con temi maliziosi e galanti, ma percorre una strada autonoma, scegliendo infatti una maggior aderenza alla natura ed alla vita reale di quella classe borghese che, gradualmente, sta prendendo il sopravvento sulla società aristocratica francese. Diventa così il pittore dell’intimità domestica e della natura morta, riallacciandosi alla tradizione fiamminga interpretandola in modo nuovo ed inedito: non apre finestre o vie di fuga verso il mondo esterno, configurando bensì uno spazio chiuso su se stesso. Con il trascorrere degli anni diventa un artista specializzato nel genere della natura morta, fonte d’ispirazione per i grandi artisti del 1900 che si dedicheranno al medesimo tema, quali Braque, Cézanne e Morandi.Dal 1739 conduce diverse ricerche formali e dipinge scene di genere che, riprodotte in incisioni, conoscono una vasta diffusione e valgono all’artista una fama di livello europeo. Grazie ad una cospicua pensione come pittore ufficiale a partire dal 1744, seguito dall’incarico nel 1755 di tesoriere de l’Académie Royale de Peinture, quindi nel 1757 un appartamento presso le gallerie del Louvre, offerti direttamente dal re Luigi XV, Chardin può proseguire la sua attività sino alla vecchiaia: in quest’ultima parte della vita, a causa dell’indebolimento della vista, il Maestro si avvale tuttavia quasi esclusivamente della tecnica del pastello, con cui esegue diversi ritratti che concludono la sua carriera con un’acuta nota di analisi psicologica.L’opera è firmata e datata 1744: firma e data sono dipinti come incisi sul bordo ligneo della tavola che sorregge gli elementi compositivi della natura morta ivi raffigurata, comprendente un trancio di paté in crosta, un limone, un calice di vino rosso, un coperchio di un utensile da cucina, due piccoli funghi champignons de Paris.L’autenticità è avvalorata da un’accurata analisi scientifica, condotta nel 2004 a Hildesheim, dal restauratore Jens Klocke, mediante indagini di tipo ottico (fluorescenza UV, riflettografia IR, macrofotografia) e analisi stratigrafiche e dall’expertise del Prof. Renaud Temperini, che ha valutato la tela dal vivo nel 2009. Tali analisi hanno permesso di appurare che il bicchiere di vetro rappresentato nel dipinto è identico a quello che ricorre in diverse nature morte di Chardin, tra cui uno dei capolavori della produzione tarda dell’artista, Le bocal d’olives, (1760, Paris, Musée du Louvre), mentre il coperchio in metallo trova corrispondenza nel contenitore di cristallo riempito d’acqua per raffreddare detto rafraichissoir presente nella natura morta intitolata Peches et raisins, raffigurante pesche, uva ed un rafraichissoir (1759, Rennes, Musée des Beaux-Arts).Il 1744 è l’anno in cui Chardin sposa, in seconde nozze, Marguerite Pouget che lo introduce all’interno della classe borghese. inoltre diviene il protetto del marchese de Marigny, Directeur des Batiments e fratello della marchesa de Pompadour, favorita del Re Luigi XV: per l’artista inizia il periodo del culmine della sua fama, che lo consacra a pittore della “vita silenziosa” degli oggetti più familiari e di coloro che li utilizzano nella quotidianità.In questa natura morta emerge infatti la poetica matura di Chardin: i singoli oggetti, in virtù del modo in cui sono composti, l’uno in relazione all’altro, dai trapassi tonali sommessi delle cromie giocati sui toni degli ocra e dei marroni, ravvivati dal giallo del limone e dal rosso rubino del calice di vino, così come dalla loro immobilità, acquistano una “non-transitorietà”, un senso di eternità astratta, che conferma la validità del superamento da parte della critica moderna dell’antica divisione della pittura in generi “maggiori” e “minori”.Gli oggetti della vita quotidiana acquistano in questa tela, secondo un procedimento che Marcel Proust trasporrà nei suoi scritti, un aspetto di novità e di eccezionale presenza.Chardin riflette sul senso più profondo della realtà come assunto autonomo di bellezza e poesia. di eccezionale qualità è il rapporto tra i riflessi baluginanti sul bicchiere di vino e sul coperchio e le ombre dal senso quasi misterioso ed arcano che avvolgono lo sfondo. Ad un appassionato d’arte abituato ad opere eseguite minuziosamente, con colori freddi e la superficie pittorica smaltata, non comprendendo il senso più profondo della sua pittura, Chardin rispose “Mais qui vous dit qu’on peignait avec des couleurs?[…] On se sert des couleurs, mais on peint avec le sentiment”.Denis Diderot parlava giustamente di “magia” delle opere di Chardin in relazione al loro effetto “incantato”, una caratteristica che traspare a tutti gli effetti anche in questo dipinto, espressa scrivendo “l’on entend rien à cette magie”: il celebre filosofo illuminista, senza dubbio tra i più ferventi ammiratori di Chardin, vedeva in lui un pittore di storia, poiché i suoi dipinti trascendevano il genere e facevano della più apparentemente modesta delle sue nature morte, un’opera monumentale, atemporale e misteriosamente commovente.

ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
mar 15 DICEMBRE - mer 16 DICEMBRE 2020
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