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ASTA 326 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO

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MAGNI PIETRO (1817 - 1877)

Angelica.

 Base in marmo grigio. Firmato. Restauri.“La fiera gente inospitale e cruda/alla bestia crudel nel lito espose/la bellissima donna, cosí ignuda/come Natura prima la compose./Un velo non ha pure, in che richiuda/i bianchi gigli e le vermiglie rose,/da non cader per luglio o per dicembre,/di che son sparse le polite membre”. Così Ludovico Ariosto, nel Canto X dell’”Orlando Furioso” inizia a descrivere la scena che è possibile vedere, ritratta nel marmo, in questa eccezionale scultura di Pietro Magni: la giovane Angelica, catturata dagli abitanti dell’Isola del Pianto, è raffigurata legata allo scoglio mentre, con un movimento all’indietro sulla pietra scivolosa, cerca di ritrarsi dall’avanzare del mostro marino. tutto avviene un momento prima che la fanciulla venga finalmente salvata e liberata dall’eroico Ruggero, quasi un’istantanea del momento di massima vulnerabilità prima della liberazione finale. Un’immagine, questa, che fornì certamente all’artista il pretesto letterario per ritrarre il corpo femminile in un movimento rapido e sinuoso, ma che può anche essere vista in un’ottica più strettamente politica, con un’allusione alla situazione dell’Italia, che, negli anni intorno al 1852 (datazione della prima versione dell’”Angelica”) si trovava nel pieno della temperie risorgimentale, tra la Prima e la Seconda Guerra d’Indipendenza.Al netto di implicazioni di carattere politico, il soggetto letterario dell’Angelica, il cui fascino romantico fu per primo colto da Jean-Auguste-Dominique Ingres nel suo dipinto “Ruggero libera Angelica” (1819), dovette comunque godere di particolare favore internazionale nel campo della scultura di quegli anni, come riscontrabile da alcuni possibili confronti coevi sullo stesso tema, come ad esempio con l’”Angélique attachée au rocher'' di Andre-François-Joseph Truphême, in mostra all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 e oggi al Museo di Grenoble, oppure con l’omonima opera di Ernest Carrier Belleuse, esposta con grande successo al Salon del 1866.L’Angelica di Magni fu un soggetto di particolare successo, più volte replicato a partire dalla sua ideazione nel 1852 e presentato a varie Esposizioni nazionali e internazionali. Si conoscono, oltre alla presente, altre tre versioni, sempre in marmo: una è conservata al Palácio Nacional da Ajuda a Lisbona, una si trova a Farmleigh House a Dublino e l’ultima, una riduzione alta 66 cm acquistata dal barone Pasquale Revoltella e già identificata con la scultura esposta a Brera nel 1859, si trova oggi nell’omonimo Museo Civico a Trieste, insieme ad altri capolavori in marmo del medesimo artista, come il “Taglio dell’istmo di Suez” (1863) e la “Fontana della ninfa Aurisina” (1858). Non può essere esclusa inoltre anche una possibile quinta versione, ad oggi di ubicazione ignota, dal momento che le fonti dell’epoca riportano che l’”Angelica” presentata da Magni all’Esposizione di Parigi del 1855 fu in quell’occasione acquisita dalla Regina d’Olanda Sofia di Württemberg (“la bella statua d’Angelica dello scultore Pietro Magni fu comperata all’esposizione di Parigi da un ciambellano della Regina dei Paesi Bassi”, in “La Cronaca. Giornale di scienze, lettere, arti, economia, industria”, Milano 1855, p.763), mentre all’Esposizione milanese del medesimo anno, il cui catalogo illustrava proprio la versione di Parigi, G. Sacchi afferma che fu presentato un modello “in iscagliola”, di cui sembrano essersi poi perse le tracce. L’”Angelica” oggi in Irlanda, conosciuta già all’epoca con il nome di “Andromeda” (un cambiamento forse dovuto al maggiore appeal che il mito antico poteva esercitare rispetto all’opera di Ariosto sul pubblico britannico) è anche la versione di cui si conoscono più informazioni dettagliate e attesta il forte interesse dell’aristocrazia inglese e irlandese nei confronti della scultura italiana e, nello specifico, dell’opera di Pietro Magni: il proprietario, il conte Edward Cecil Guinnes, era infatti un appassionato collezionista di questo artista e, oltre all’”Angelica/Andromeda” acquisì anche la celebrata scultura del “Socrate”, probabilmente da identificarsi con la versione oggi presente ai National Botanic Gardens di Dublino. Entrambi furono acquistati originariamente per la residenza di Iveagh House, forse all’Esposizione di Londra del 1862, dal momento che non risultano simili modelli presentati da Magni all’Esposizione di Dublino nel 1865 e già nel 1872 le due sculture, dal catalogo dei prestiti per la “Dublin Exhibition of Arts, Industries and Manufactures” di quell’anno, risultano di proprietà del conte (“Official Catalogue of the Dublin Exhibition of Arts, Industries and Manufactures and Loan Museum of Works of Art, 1872”, pp.79-80, esq. n. 4-33).Assumendo che la scultura oggi in Portogallo sia la medesima presentata e venduta all’Esposizione di Oporto del 1865 e restando ignota l’attuale ubicazione dell’”Angelica” attestata nelle collezioni reali olandesi nel 1855, si aprono varie ipotesi riguardo alla datazione del nostro esemplare: è possibile pensare che si tratti dell’opera presentata all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 (“Exposition Universelle de 1867 à Paris : catalogue général. 1ière partie: (Groupes I à V) contenant les oeuvres d’art”, Classe 3, n°59), che sia invece identificabile con l’”Angelica. statua al vero” presentata da Pietro Magni all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Milano del 1872 (26 agosto-7 ottobre) e citata tra le sculture esposte dall’artista insieme a un “Ritratto virile a busto. di commissione” (“Seconda Esposizione nazionale di belle arti diretta da un comitato eletto dalla regia Accademia di Brera: 1872”, Milano 1872, p. 14 n. 28), oppure che si tratti di una versione non meglio identificabile più vicina al modello originario della metà del XIX secolo, opzione verso cui farebbe propendere l’elevata qualità esecutiva.Pietro Magni, uno dei massimi esponenti della cosiddetta “Scuola di Milano”, fu uno degli scultori principali di quel periodo risorgimentale e patriottico in cui la lezione neoclassica stava lasciando spazio all’impeto romantico, chiave di lettura più consona ai tempi, che pure Magni visse in prima persona, prendendo direttamente parte ai fatti della Repubblica Romana del 1849. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e fu allievo di Abbondio Sangiorgio. Già vincitore del premio dell’Accademia nel 1850 con il suo “David”, nel 1855 fu invitato all’Esposizione Universale di Parigi, il primo passo verso un successo internazionale che lo vide presenziare a numerose altre Esposizioni, tra cui Milano, Parigi, Firenze, Vienna, Londra, Dublino, e Santiago del Cile. Tra le sue opere più note, oltre all’”Angelica”, al “David” e al “Monumento a Leonardo da Vinci” di Piazza della Scala a Milano, va ricordata la celebre “Leggitrice'': quasi un ideale pendant dell’Angelica, due diverse chiavi per leggere la scultura italiana di ispirazione romantica del periodo, quest’opera elegante e raccolta in un moto di passioni tutte interne all’animo della fanciulla (mentre nell’Angelica esse sono esternate e visibili) ebbe fin da subito grandissimo successo, venendo replicata in più esemplari, uno dei quali è oggi conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.Bibliografia di riferimento: “La Cronaca. Giornale di scienze, lettere, arti, economia, industria”, Milano 1855, p.763.E. About, “Voyage à travers l'exposition des beaux-arts (peinture et sculpture)”, Parigi 1855, p. 263.G. Sacchi, “L’Angelica, statua grande al vero di Pietro Magni” in “Esposizione di Belle Arti in Milano e Venezia, 1855. Anno XVII”, Milano 1855, pp. 46-51.“Rivista di Firenze e Bullettino delle Arti del Disegno”, Anno II, vol. IV, Firenze 1858, p. 79.A. Caimi, “Delle arti del disegno e degli artisti nelle province di Lombardia dal 1777 al 1862”, Milano 1862, pp. 186-187.“Exposition Universelle de 1867 à Paris : catalogue général. 1ière partie: (Groupes I à V) contenant les oeuvres d’art”, Parigi 1867, Classe 3, n°59.“Official Catalogue of the Dublin Exhibition of Arts, Industries and Manufactures and Loan Museum of Works of Art, 1872, Fine Arts Section, Sculpture”, Dublino 1872, n. 4-33.“Seconda Esposizione nazionale di belle arti diretta da un comitato eletto dalla regia Accademia di Brera: 1872”, Milano 1872, p. 14 n. 28.Yorick figlio di Yorick (alias P. C. Ferrigni), “Fra quadri e statue. Strenna in ricordo della Seconda Esposizione Nazionale di Belle Arti”, Milano 1873, pp. 30-32.“The Art Journal”, vol. XVI, Londra 1877, p. 100.Civico Museo Revoltella, “Galleria d’Arte Moderna. Catalogo delle Opere”, Trieste 1961, p. 34 n. 211.A. Tamburini, “Pietro Magni scultore (1816-1877)”, tesi di laurea, Università di Milano, relatore Prof. F. Barbieri, a.a. 1984-1985, pp. 114-116.F. Tedeschi, “La scultura della Scuola di Milano attraverso le Esposizioni Internazionali (1851-1878) e la critica”, in AA. VV. “La Città di Brera. Due Secoli di Scultura”, Milano 1995, pp. 71-84.F. Tedeschi, “Le figure femminili nella scultura: retorica e nuovi generi” in R. Cassanelli, S. Rebora, F. Valli (a cura di), “Milano pareva deserta…1849-1859. L’invenzione della Patria”, Milano 1998, p. 50.M. De Grassi, “Committenti di Pietro Magni a Trieste” in “Arte in Friuli. Arte a Trieste”, 20, Trieste 2000, pp. 165-166.A. Panzetta, ''Nuovo Dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento'', II, Torino 2003, pp. 560-561.M. Heffernan, “Edward Cecil Guinness: Noblesse Oblige”, Irish Arts Review (2002-), Vol. 26, No. 3, 2009, pp. 92-95.

ASTA 326 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
mar 15 GIUGNO - mer 16 GIUGNO 2021
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