In "Cellular Sonnet", la mia ambizione è stata quella di costruire un ponte che attraversi l'abisso tra la vasta distesa della flora visibile e l'universo microbico finora sconosciuto. Questo viaggio nei regni invisibili è una celebrazione degli intricati dettagli della vita e un'esplorazione della profonda simbiosi che costituisce il tessuto stesso della nostra esistenza.
La realizzazione di questa visione è stata possibile grazie all'uso di algoritmi che decifrano un'ampia gamma di frequenze sonore a partire da suoni creati personalmente. Questi vengono poi trasposti in un'accattivante gamma visiva di tinte e motivi. In questo modo, il mondo udibile prende forma nel regno visivo, creando uno spettacolo che si intreccia e riecheggia l'interconnettività insita nel nostro mondo naturale.
Questa esperienza serve a immergere l'osservatore, fondendo vista e suono, flora e batteri, in un balletto continuo e armonioso.