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DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

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Giovanni Rinaldi (Jean Regnaud, detto Jean de Champagne)

 Giovanni Rinaldi (Jean Regnaud, detto Jean de Champagne)
(notizie dal 1663 al 1685)
SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA
terracotta, cm 42x21x14

La santa martire raffigurata in questa terracotta (della foglia di palma tenuta nella mano sinistra rimane solo la parte inferiore) è identificabile con Caterina d’Alessandria per quella porzione di ruota alla quale la vergine appoggia morbidamente la mano destra. I caratteri stilistici della figura puntano inequivocabilmente verso l’ambito berniniano, e chi scrive ha avanzato un’ipotesi attributiva in favore del francese Giovanni Rinaldi, collaboratore di Gian Lorenzo per circa un decennio a partire dai primi anni Sessanta (Andrea Bacchi, scheda in Jacopo Sansovino, Annibale Carracci ed altri contributi, Firenze 2007, pp. 64-71, cat. 6). L’allungamento delle proporzioni, l’eleganza un poco affettata e il morbido trattamento del panneggio sono tutte cifre comuni al linguaggio di Rinaldi, specialista dello stucco, e vicino a quell’interpretazione della maniera del Bernini tardo che veniva portata avanti anche da un maestro come Antonio Raggi. Il confronto forse più probante per sostenere il riferimento di questa terracotta a Rinaldi è quello con la Religione in stucco nell’andito a sinistra del presbiterio di Sant’Ignazio, una figura appartenente ad un ciclo compiuto entro il 1686 forse sotto la direzione dello stesso Raggi; assegnata da Filippo Titi a “Francesco Rainoldi” quella Religione che disegna nello spazio una manierata silhouette del tutto simile alla presente Santa Caterina dovrebbe essere l’ultima opera in ordine cronologico attribuibile a Rinaldi (eccessiva, in proposito, sembra la prudenza di Jacopo Curzietti, Rinaldi, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, 87, Roma 2016, p. 573, secondo il quale Rinaldi potrebbe tra l’altro essere rientrato in Francia dopo il 1685, quando cessano del tutto le notizie su di lui ricavabili dai documenti). Impossibile è stabilire se questa terracotta fosse pensata come un modello di presentazione alla committenza per una sua traduzione in grande (in stucco, marmo o travertino); certo si trattò di un’invenzione che conobbe un certo successo, poiché ne è attestata un’altra versione con poche varianti già presso l’antiquario parigino Guy Ladrière (Bacchi, art. cit., pp. 65-66). D’altronde la genialità con la quale la ruota, attributo della santa, venne trasformata dall’autore della terracotta in un elegante, sintetico motivo quasi astratto è confermata dal confronto con un’altra Santa Caterina di ambito berniniano dei primi anni Sessanta, quella in travertino sul colonnato di San Pietro, attribuita a Lazzaro Morelli, compositivamente assai più inerte (cfr. Le statue berniniane del Colonnato di San Pietro, a cura di Valentino Martinelli, Roma 1987, p. 102). Sebbene non sia giunta a noi nessuna terracotta di piccole dimensioni certamente riferibile a Rinaldi, è importante ricordare i due bellissimi modelli di creta dei due Angeli per il ciborio nella cappella del Santissimo Sacramento in San Pietro, realizzati dal francese su invenzione di Bernini nel 1672-1673 (Città del Vaticano, Fabbrica di San Pietro e Pinacoteca Vaticana; cfr. Olga Raggio, Pope Clement XI’s Museo di Modelli in the Vatican Palace, in “Studies in the History of Art”, LXX, 2008, p. 348).
A.B.




DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA
mer 11 OTTOBRE 2017
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