Un tassello mancante del Fauvismo torna alla luce ed è pronto ad avdare all'asta da Capitolium Art giovedì 26 giugno, in occasione dell'appuntamento dedicato all'arte moderna e contemporanea.
Nell’universo delle aste d’arte accade talvolta che riemergano, dopo lunghi silenzi, opere straordinarie, dimenticate o date per disperse. È il caso del ritrovamento avvenuto grazie all’intuito degli esperti della casa d’aste Capitolium Art di Brescia, che giovedì 26 giugno proporrà in vendita un dipinto considerato da tempo scomparso. Si tratta di un’opera realizzata nel periodo più intenso del Fauvismo dal suo interprete più audace e viscerale: Maurice de Vlaminck.
Una riscoperta che assume una particolare rilevanza oggi se si considera il ruolo centrale che il Fauvismo ha avuto nella trasformazione del linguaggio pittorico del Novecento, con figure come Matisse, Derain e, appunto, de Vlaminck a guidarne l’avanguardia. Il dipinto ritrovato è Champ de Blé, un’opera realizzata intorno al 1906, di cui fino ad oggi si conosceva l’esistenza solo attraverso una piccola fotografia in bianco e nero conservata dal Wildenstein Institute di New York nel 1973. Già allora, però, l’ubicazione dell’opera era ignota.
Un'impresa che ha costatno no poca fatico agli esperti di Capitolium Art, che grazie a un lavoro meticoloso, sono riusciti a ricostruirne il percorso: inizialmente entrata in una collezione privata negli Stati Uniti, l’opera ha successivamente trovato rifugio in una raccolta milanese nei primi anni Settanta, dove è rimasta lontana dai riflettori per oltre cinquant’anni.
Realizzata poco dopo il mitico 1905, anno in cui il critico Louis Vauxcelles coniò l’espressione “les Fauves” (le belve) per definire questi nuovi pittori rivoluzionari, la tela incarna lo spirito ribelle e la carica espressiva di quel movimento nascente. È proprio in quel contesto che la leggenda prende forma: al Salon d’Automne del 1905, nella celebre sala 7, le opere di Matisse, Derain e de Vlaminck sconvolgono il pubblico per la loro audacia cromatica. In mezzo alle loro tele, una scultura in stile rinascimentale crea un contrasto stridente. Vauxcelles, con tono sarcastico, definisce la scena come “un Donatello tra le belve feroci”, dando involontariamente nome a una delle avanguardie più significative del secolo.
De Vlaminck non rinnega mai quella definizione. Al contrario, la fa propria. In uno dei suoi scritti, afferma di aver voluto “distruggere le convenzioni, disobbedire… usare la pittura come una bomba, con il colore puro come miccia”. Champ de Blé è la prova tangibile di quella dichiarazione d’intenti. La tela è un’esplosione controllata di emozioni visive, un omaggio vibrante a Vincent van Gogh — scoperto da de Vlaminck nel 1901 — e al tempo stesso una sfida lanciata al maestro olandese. Il soggetto del dipinto, un campo di grano, richiama infatti molti dei celebri paesaggi agricoli di Van Gogh, ma la gestualità, l’energia e la gamma cromatica parlano di una voce nuova e personale.
Stimata tra i 30.000 e i 40.000 euro, l’opera partirà da una base d’asta di 15.000 euro. Un’occasione che promette di attirare l’attenzione di collezionisti internazionali e che potrebbe trasformarsi in uno dei momenti più significativi dell’attuale stagione del mercato dell’arte.