

Il grande Novecento è protagonistadell’Asta 269diArte Moderna, II Sessione, che ospiterà una rassegna di opere dal valore museale, che vede presenti tutti i grandi nomi del Novecento italiano e internazionale.
Le avanguardie storiche internazionali spiccano con uno splendido acquerello del 1921 del padre dell’astrattismo lirico Wassily Kandinsky, in cui forme geometriche, macchie vivaci di colore e segni dinamici e ritmici costruiscono un’opera altamente evocativa, simile a una composizione musicale. Un vero e proprio piccolo gioiello custodito da molti anni in una prestigiosa collezione privata.
Degno di nota anche l’acquerello del 1933Liegende Fraudi Paul Klee, realizzato all’apice della carriera, quando, il contributo fondamentale dato alla Bauhaus e il lavoro di artista e di teorico sulle pagine delle riviste più innovative dell’epoca avevano portato le sue opere ad essere esposte anche oltre oceano.
Il re del Surrealismo Salvador Dalí è invece in catalogo con un grande bronzo, La noblesse de temps, che raffigura uno dei suoi soggetti più iconici e celebri, l’orologio molle, nell’atto di sciogliersi, allusione all’ineffabilità del concetto di tempo, della nostra percezione del suo scorrere e della nostra memoria. Una versione più grande dell’opera è installata nella città di Andorra La Vella.
Il Novecento italiano costituisce il centro focale della vendita, nella quale tutti i maggiori rappresentanti dell’arte italiana tra le due guerre sono presenti con opere di qualità museale.
Fondamentale ritrovamento è la tela Pescatori di Mario Sironi, 1930, esposta alla Biennale dello stesso anno e pubblicata nella prima monografia del pittore, a cura di Giovanni Scheiwiller. Il dipinto ha avuto anche importanti riconoscimenti internazionali, vincendo il secondo premio all’Esposizione Internazionale di pittura organizzata dal Carnegie Institute a Pittsburgh. Opera notissima alla bibliografia, non è mai apparsa nelle esposizioni recenti dedicate al pittore. Il dipinto è uno degli incunaboli della pittura monumentale sironiana, dedicata a coniare un’umanità primigenia di lavoratori, che potessero contribuire a forgiare una nuova etica, anche in arte, in relazione alle grandi imprese decorative intraprese dal pittore dall’inizio degli anni Trenta.
Il gruppo degli Italiens de Paris è inoltre presente con due opere estremamente significative di quel periodo cruciale di contatti tra Francia e Italia tra le due guerre.
L’atelier di Mario Tozzi, 1927-28, raffigura l’artista intento a dipingere dal vero una modella nuda, che domina la scena. Esposto alla Seconda Mostra del Novecento Italiano curata da Margherita Sarfatti nel 1929, è definito dallo stesso pittore come una sintesi di tutta la sua poetica di quel periodo, in cui cercava di operare un connubio tra amore per il colore e carattere scultoreo della composizione.
Il suggestivo Le due sorelle, 1931, di Massimo Campigli, è appartenuto al prestigioso mercante newyorkese Julian Levy e pubblicato da Christian Zervos nel suo saggio dedicato proprio ai pittori italiani di Parigi nel 1931 su Cahiers d’Art. Monumentale e arcaizzante, il dipinto gioca elegantemente sul tema della donna, leitmotiv di tutta la produzione del pittore, del doppio. Le due figure femminili, ieratiche come delle korai etrusche, ci guardano con un atteggiamento sospeso tra dolcezza e malinconia. Campigli sarà presente in catalogo con molte opere che copriranno tutto l’arco della sua lunga e feconda carriera, offrendo al collezionista un’occasione unica per avvicinarsi e approfondire la sua produzione.
La carrellata degli italiani emigrati in Francia prosegue una splendida Natura morta marina, dipinta nel 1926 da Filippo de Pisis, parte di una serie di lavori dedicati al mare sviluppati soprattutto dal 1924 al 1927. Nell’estate del 1926 de Pisis soggiorna durante le vacanze estive in Italia, e tra le sue tappe c’è anche la riviera romagnola. I paesaggi dell’Adriatico con le tipiche cabine sulla spiaggia, gli echi metafisici portati dalla sua amicizia con de Chirico e Carrà e i motivi dell’arte impressionista francese, soprattutto le marine di Edouard Manet,confluiscono nella tela che costituisce uno dei vertici della produzione parigina del marchesino pittore.
Concludiamo la disamina del catalogo autunnale di Arte Moderna con i due fratelli Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, i Dioscuri dell’arte moderna.
Il poliedrico Savinio è presente con varie opere in catalogo, tra cui spicca la Natura morta con conchiglia (Fiore marino), 1934, dipinto dal forte eco surrealista. Forme organiche e naturali come i fiori e la conchiglia sono accostate a oggetti misteriosi, che evocano strumenti musicali o prue di navi giocattolo, posti su un drappo all’aperto, davanti a un cielo tempestoso. Un’opera sospesa tra realtà e mito, esempio sintomatico del ricchissimo repertorio simbolico del suo autore.
Protagonista indiscusso del catalogo è però la grande tela Gladiatori di Giorgio de Chirico, 1928.
Appartenuto alla Galleria L’Effort Moderne di Léonce Rosenberg, che aveva commissionato a de Chirico la decorazione del salotto del suo appartamento parigino proprio con scene di combattimento di gladiatori nell’arena, la tela è corredata da un ricchissimo curriculum espositivo e bibliografico, costituendo uno dei dipinti più importanti tra quelli che il maestro ha dedicato al tema, e uno dei vertici della sua produzione negli anni Venti del Novecento. Ispirati ai combattimenti dei bassorilievi nei sarcofagi romani, questi guerrieri sembrano, più che combattere, inscenare una battaglia, come fossero personaggi scaturiti dalla visione sognante che l’artista aveva del mondo classico. Dipinto custodito gelosamente per anni in una collezione privata e mai esposto in tempi recenti, torna finalmente sulla scena in occasione di questa straordinaria vendita.
Accanto a questo capolavoro, saranno presenti in catalogo altre importanti opere del padre della pittura Metafisica, tra cui una grande Venezia, Ponte di Rialto.